Il workflow come base del project management, ovvero: come lavoriamo (bene). Parte 1 di 2

Da inizi Novecento all’era contemporanea

Ne sono stati fatti, di progressi, da quando per la prima volta appariva nel 1921 la parola workflow associata alla gestione dei flussi di lavoro aziendali. Si era in pieno sviluppo economico e una perfetta organizzazione del lavoro era ciò che consentiva l’integrazione delle varie fasi di lavorazione di un prodotto. Siamo ora nell’era del digitale 4.0 e la gestione del lavoro può essere, come nel caso di Geca, completamente informatizzata, a partire dal preventivo e fino alla partenza dei volumi dallo stabilimento a fine produzione.

La complessa gestione di una commessa

Per il buon esito di una commessa è necessario che ogni lavoro sia identificato, suddiviso in fasi di lavorazione e tracciato. In una realtà come un’azienda tipografica, dove si lavora tipicamente per commessa, il project management è infatti tutto. E’ quell’insieme di processi e procedure che garantisce:

  • qualità costante, grazie all’applicazione di un metodo di lavoro concepito e studiato appositamente
  • ottimizzazione dei costi e dei tempi, grazie a una riduzione notevole dei carichi di lavoro da svolgere manualmente
  • efficienza: il processo produttivo si scompone in fasi e sottofasi. Queste sono schedulate da rigorose tempistiche e comunicanti fra loro grazie all’integrazione degli strumenti informatici sotto un unico cruscotto operativo: dalla realizzazione delle lastre alle macchine da stampa al reparto finishing
  • flessibilità: avere sempre il quadro completo sia delle diverse fasi che delle diverse commesse in lavorazione facilita la gestione delle urgenze e la risoluzione di eventuali problemi riscontrati in corso d’opera, consentendo una veloce ripianificazione del lavoro
  • controllo totale dei processi: il capocommessa ha primariamente il ruolo di coordinatore e sovrintendente dei processi automatizzati che portano dall’apertura della commessa all’imballo dei libri o cataloghi

 


 

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L’importanza della comunicazione fra macchine e membri dello staff

Integrazione, condivisione e reportistica sono forse le maggiori armi offerte dai software di ultima generazione. Consentono ai vari reparti di comunicare fra loro in modo sempre tracciato, parlando per commessa e senza fraintendimenti. Hanno anche un altro pregio: i reparti aziendali non sono più compartimenti stagni che sovrintendono esclusivamente alla propria fase. Grazie al modello di interazione hanno anzi sott’occhio il quadro dell’intera produzione riuscendo così a prevenire e gestire eventuali ritardi.

… Ma non dimentichiamoci dell’apporto umano

Certamente tutte queste migliorie informatiche hanno facilitato, e non poco, il lavoro di operatori CTP, stampatori e programmatori di gestione in finishing.  Questo non vuol però dire che l’apporto umano sia ridotto a poco più che zero. L’intervento umano è minimo nelle singole fasi, ma cruciale nel controllo che si svolgano tutte nel rispetto di tempi e modalità. Gli operatori devono anche essere in grado di leggere e comprendere la struttura del workflow manager aziendale, oltreché in primis di interagire con i propri provider per far sì che i sistemi di riferimento siano integrati non solo fra loro, ma con i propri metodi di lavoro e le proprie caratteristiche aziendali.

… to be continued … stay tuned!

Fra una decina di giorni appuntamento con la seconda parte, dove vi racconteremo il caso di successo di Geca.

 

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