I lettori opportunisti, tra ebook e carta

Il dato è questo: gli ebook rappresentano in USA e UK circa il 6% della quota del mercato “libri” (fonte O’Reilly, scaricabile gratuitamente qui con registrazione), ma il 20% di americani e inglesi ha acquistato almeno un ebook.  In Italia, fatte le debite proporzioni, la situazione è simile: la quota di mercato del libro elettronico è ferma allo 0,1-0,2%, mentre coloro che hanno acquistato almeno un ebook nel 2011 sono l’1,1%.

Cosa significano questi dati? Non è facile dare una risposta. Una logica deduzione è questa: sembrerebbe che molti di coloro che comprano ebook continuino a comprare (e in misura maggiore) libri di carta. Sicuramente gioca un ruolo la novità rappresentata dallo strumento. Può darsi, per esempio, che molte persone spinte dalla curiosità abbiano provato l’esperienza di leggere un ebook e poi siano tornate (temporaneamente o definitivamente?) ai libri di carta.

Oppure, come penso io, è la spia di un utilizzo maturo del nuovo strumento. La mia sensazione è cioè che i lettori (quelli in carne e ossa) non facciano un “salto” da un paradigma all’altro. Non c’è un “passaggio all’ebook”, piuttosto si affianca alla lettura del libro su carta (che tutti i dati confermano rimanere di gran lunga prevalente) la lettura di ebook sui diversi device (tablet, pc, ereader, smart phone).

Sempre restando nell’ambito delle ipotesi indimostrabili, mi sto formando la convinzione che  i lettori acquisiranno un sano comportamento “opportunista”, scegliendo di volta in volta quale sia il supporto più adatto alle proprie letture, senza essere guidati nella scelta dal sacro fuoco della novità tecnologica. Non tutte le letture sono giudicate adatte al supporto elettronico e, di contro, alcune letture possano essere fatte senza alcun problema tramite ebook. Sarà questo il comportamento dei lettori dei prossimi anni?

twitter: @gecaspa

Foto: Flickr

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10 commenti

  • Carlo Menzinger 7 Aprile 2012  

    Io credo che le dimensioni del mercato degli ebook non sia conoscibile, perché una percentuale non nota (80%???) degli ebook viene scaricata gratuitamente per canali non ufficiali.
    Incontrando molti lettori, posso dire che, persino tra i frequentatori del web (lettori quindi con una propensione all’elettronica) ancora molti continuano a rifiutare la lettura degli ebook, la mia percezione, su tale gruppo, è di circa 1 lettore elettronico per ogni 9 cartacei. Peraltro, se si frequentano i gruppi di lettori di ebook si può vedere che sono migliaia, dunque una realtà in crescita.
    Personalmente leggo ancora su carta, ma trovo i vantaggi dell’ebook notevoli: caratteri ingrandibili (per me che invecchio e ci vedo meno bene), possibilità di portarmi dietro in un oggetto di piccole dimensioni centinaia di libri e di leggere tomi di mille pagine senza sopportarne il peso fisico, prezzi ridotti e, soprattutto, il text-to-speech: la possibilità di farsi leggere da una voce elettronica qualunque tipo di file, leggendo così anche mentre si cammina o si guida. Quest’ultima possibilità ha accresciuto molto i miei tempi di lettura.

    Infine, credo che il futuro del libro sia l’ebook gratuito, che si paga tramite la pubblicità presente al suo interno.

    Ti faccio auguri di buona Pasqua e visto che ami i libri te ne regalo uno. Lo trovi qui http://sites.google.com/site/carlomenzinger/home-1/home/la-bambina-dei-sogni

    Ovviamente è un e-book ditribuito in copyleft.

    • geca industrie grafiche 10 Aprile 2012  

      Sì, il dato dei lettori (e non acquirenti) di ebook è molto difficile da ottenere. In realtà, un’azienda come Amazon lo sa di sicuro, dato che tramite il sito di Bezos è possibile scaricare anche ebook gratuiti. Il fatto è che se si scoprisse che il 90% dei lettori di ebook legge ebook gratuiti, in molti si farebbero venire qualche dubbio sulla sostenibilità economica di una simile evoluzione.

      L’idea di un futuro fatto di ebook gratuiti che si pagano attraverso pubblicità interna al libro mi terrorizza. A mio avviso, significherebbe la morte della lettueratura. E’ una deriva a cui non è approdato nemmeno il cinema, che pure si presterebbe…

      • Carlo Menzinger 14 Aprile 2012  

        Non capisco perché la pubblicità potrebbe uccidere la letteratura. Si tratterebbe solo di alcune pagine inserite in mezzo ai capitoli o magari in fondo al libro. Assai meno invasivo della pubblicità in TV o sui giornali.

        • geca industrie grafiche 16 Aprile 2012  

          Per quanto riguarda la pubblicità inserita in mezzo ai capitoli di un libro, anche ammesso che sia una cosa ipotizzabile (già i giornali da tempo stanno vivendo una grossa crisi di raccolta pubblicitaria) ci vedo due problemi:
          1) quali editori/scrittori riuscirebbero eventualmente a trovare inserzionisti disposti a pagare cifre tali da rendere economicamente sostenibile il modello di business? La mia risposta è: solo i grandi. Verrebbero quindi acutizzati gli squilibri già esistenti, accelerando la scomparsa degli indipendenti;
          2) se il modello si affermasse, lo scrittore, quando scrive, non potrebbe non tenere conto del fatto che quelle sue pagine dovranno accogliere l’inserzione di una o più aziende. Ci saranno dei temi che è meglio non toccare? O un linguaggio più adatto a risultare appetibili agli inserzionisti? Eccetera, eccetera.

          E’ solo la mia opinione, posso sbagliarmi. Ma io la vedo così.

          P.S. Grazie per “La Bambina dei Sogni”, l’ho scaricato e lo leggerò.

          • Carlo Menzinger 17 Aprile 2012  

            Non so se sia così difficile reperire pubblicità. Immagino che i grandi potrebbero ottenere sponsorizzazioni dalle grandi marche, mentre i piccoli potrebbero accontentarsi di vendere le proprie pagine alla macelleria all’angolo.
            Analogamente, non credo che i testi sarebbero particolarmente influenzati dalle inserzioni. Un quotidiano si preoccupa di non scrivere di un incidente mortale perché nella colonna accanto si promuove una crociera?

            Spero che LA BAMBINA DEI SOGNI sia di tuo gusto. Si tratta di un ebook totalmente gratuito e la sola pubblicità la trovi nelle ultime pagine: sono le trame degli altri libri che ho scritto!
            Mi sono lasciato influenzare dal prodotto? In effetti sì! 😉
            Nel senso che questo romanzo nasce dall’esperienza dei precedenti. 😉

          • geca industrie grafiche 18 Aprile 2012  

            Tu scrivi “Un quotidiano si preoccupa di non scrivere di un incidente mortale perché nella colonna accanto si promuove una crociera?”.
            La mia risposta è: sì. Sicuramente, le notizie eclatanti e di forte interesse non possono essere taciute, ma ci sono tantissime notizie che ogni giorno i quotidiani scelgono di non pubblicare. E temo proprio che, tra i tanti, uno dei criteri di selezione sia l’effetto che la tal notizia potrebbe fare al tal inserzionista.

            Inoltre, secondo me economicamente non sta in piedi vivere sulla pubblicità del macellaio.

          • Carlo Menzinger 19 Aprile 2012  

            Un piccolo autore comunque non può vivere dei propri libri. Una piccola sponsorizzazione potrebbe essere più di qualsiasi royalty per molti scrittori minori.

  • geca industrie grafiche 16 Aprile 2012  

    Caro Carlo, la nostra breve discussione ha preceduto un’inchiesta di Affari Italiani proprio sul tema “pubblicità dentro l’ebook”. Ecco il link: http://bit.ly/HKx1tt

    • Carlo Menzinger 17 Aprile 2012  

      Nell’articolo citano Nicola Lagioia, il cui giudizio è netto e non ammette repliche: “A parte il fatto che il linguaggio letterario è la perfetta antitesi di quello pubblicitario (uno punta alla verità, l’altro alla persuasione), non entro neanche nel merito della faccenda…”.
      Non capisco queste prese di posizione. Non vedo perché un media non possa ospitare diverse forme di linguaggio. Credo anzi che si potrebbe scrivere un intero libro usando un linguaggio di tipo pubblicitario. Come fa poi Lagioia ad affermare che il linguaggio letterario punta alla verità? Caso mai dovrebbe essere il compito del linguaggio scientifico o al più giornalistico. La letteratura è immaginazione, è soggettività, è fantasia. La verità può anche essere descritta ma non è certo un obiettivo primario.

      • geca industrie grafiche 18 Aprile 2012  

        In questo caso sono in parte d’accordo con la tua obiezione: un media può ospitare forme diverse di linguaggio. E, come suggerisci, utilizzare il linguaggio pubblicitario per scrivere un libro sarebbe un esperimento molto interessante. Qui però si sta proponendo di inserire in un testo letterario dei messaggi pubblicitari persuasivi. Non si sta cioè pensando a un’operazione culturale di contaminazione di linguaggi, ma di un innesto “forzato”. E’ la stessa cosa della pubblicità televisiva: le interruzioni pubblicitarie sono, appunto, interruzioni e non contaminazioni o tentativi di arricchire trama e linguaggio del film trasmesso.