Un enorme equivoco: le sgangherate previsioni sugli ebook (prima parte)

Nel giro di quattro, sei anni la carta costerà troppo e i giornali spariranno. Le notizie si leggeranno su schermi di plastica”.
[Nicholas Negroponte del MIT, marzo 2002, IV Forum Cernobbio]

Nel giugno 2010 l’Associazione Italiana Editori (AIE) prevedeva che entro la fine del 2010 gli ebook avrebbero rappresentato lo 0,1% del mercato. In realtà alla fine di quell’anno ci si fermò allo 0,04% e persino a fine 2011 gli ebook non hanno raggiunto l’agognata soglia, fermandosi a uno striminzito 0,08% (qui i dati). I risultati della ricerca Nielsen sui libri in Italia resi pubblici pochi giorni fa parlano inoltre di un 1,1% di acquirenti di ebook (da non confondere con la quota di mercato: questo dato dice solo che l’1,1% della popolazione sopra i 14 anni ha comprato almeno un ebook nel 2011. E’ assai probabile infatti che molte delle persone che hanno acquistato un ebook abbiano comprato anche libri di carta, in numero maggiore).

PREVISIONI SGANGHERATE. Negli ultimi mesi si continuano a leggere previsioni di ogni tipo (come qui e qui) sulla diffusione degli ebook e da almeno quindici anni si profetizza la morte del libro di carta. (In questo articolo del 1998 ci si poneva già il problema se i cd rom avrebbero portato alla morte del libro  e altre interessanti considerazioni vennero fatte qui nel 2000  e qui due anni dopo, nel 2002). Nel 2010 il solito Negroponte si è detto sicuro che il libro di carta scomparirà entro il 2015. Ho buoni motivi per pensare che sia l’ennesima previsione sbilenca del guru del MIT (Negroponte è lo stesso che nel 2002 sostenne che l’umts non aveva futuro). C’è addirittura chi porta come prova definitiva dell’inarrestabile rivoluzione il fatto che Amazon venderebbe più ebook che libri di carta. A parte le considerazioni sull’attendibilità dei dati forniti da Amazon (leggi qui per farti un’idea), rimane il fatto che negli USA l’ebook rappresenta poco più del 6% del mercato, che sale al 13,6% considerando solo la fiction (leggere qui per credere). Percentuali di tutto rispetto, intendiamoci, ma che dicono anche che il libro di carta pesa  ancora, nella peggiore (migliore?) delle ipotesi, per l’86,4%: parlare di sorpasso mi sembra un filo eccessivoPiccola nota di colore: nel 2000 Microsoft aveva previsto che il sorpasso sarebbe avvenuto nel 2008.

UN ENORME EQUIVOCO. Mi sembra quindi evidente che riguardo alla reale diffusione degli ebook stia montando un enorme equivoco. Tanta gente in buona fede e animata da un esuberante entusiasmo per i libri elettronici si è infatti convinta che il libro di carta sia ormai un residuato del Novecento, un oggetto buono per i mercatini delle pulci. Su twitter impazzano hashtag tipo #byebyebook (sulla scia di un evento tenutosi sabato scorso a Empoli, il cui titolo ha forse depistato alcuni utenti twitter) con cui baldanzosi techno-entusiasti prendono commiato dal libro di carta.

Io ho un dubbio: che i vari techno-guru che si esercitano nelle previsioni non leggano abbastanza libri, non li conoscano e facciano fatica a cogliere le differenze tra un mp3 e un romanzo. Ci sono poi le incognite che riguardano le innovazioni tecnologiche e le future nuove piattaforme: è davvero sensato fare previsioni a cinque o dieci anni in un mercato in cui basta l’uscita di un nuovo modello di e-reader per ridisegnare i confini del mercato? Per esempio, che mi dite del fattore “F” e del fattore “T”? Ma di questo parlerò nella seconda parte del post.

twitter: @gecaspa

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3 commenti

  • Francesco (@il_letterino) 28 Marzo 2012  

    La chiarezza sulle cifre è più che benvenuta, anche se poi ognuno si può rigirare i dati come vuole, specificando la condizione al contorno che più gli fa gioco.
    Se i numeri sono questi, cioè ancora molto bassi rispetto alla soglia psicologica del 50%, a mio parere allora è ancora più lodevole lo sforzo degli editori nel settore digitale, perché diventa uno sforzo di avanguardia e non solo un profitto matematico. Insomma un investimento, di quelli veri, rischiosi. Un effetto collaterale è quello che facciano un favore a qualche grossa multinazionale come Amazon, Apple o Adobe. Ma con un po’ di oculatezza imprenditoriale/culturale (la tecno-consapevolezza non è sempre liquidabile come tecno-entusiasmo) si possono evitare.

    Tutto questo per dire che, nonostante i vizi dei techno-guru, nonostante la seduzione delle multinazionali, nonostante il populismo del prezzo ridotto, i libri di carta hanno di che “temere” per l’avvento degli ebook, non sono solo una bolla, l’ennesima moda passeggera.
    Io non credo né in un sorpasso del digitale sul cartaceo né nell’estinzione di quest’ultimo, ma si è ciechi se si nega che l’editoria digitale abbia diritto a una fetta di mercato molto vicina a quel 50%, e se la prenderà.
    In fondo gli ebook non sono stati imposti dall’alto. Da che esistono i computer la gente ha fantasticato su come poterci trasferire sopra i libri. Il problema dell’ingombro e dello spreco (e del costo) della carta è sempre stato sentito, molto più degli aspetti romantici che tanto si esaltano in questo periodo (l’odore, la consistenza, la collezione, lo sfogliare, l’impaginazione tipografica, la rilegatura pregiata, il prestito, il riconoscersi in tram, e quant’altro).

    • geca industrie grafiche 28 Marzo 2012  

      @il_letterino
      Hai centrato uno dei punti secondo me fondamentali. Ovvero, gli investimenti degli editori. Ogni anno in Italia vengono pubblicati circa 57 mila nuovi titoli e il numero di titoli commercialmente vivi ha superato, nel 2010, i 690 mila. I titoli disponibili in formato digitale a dicembre 2011 erano circa 21 mila (sempre fonte AIE). C’è quindi un grande lavoro da fare per digitalizzare i cataloghi dei vari editori. Visto che spesso si fa il paragone con l’avvento dell’mp3, è bene sottolineare che nel mondo musicale il formato digitale si era già affermato nel passaggio da vinile a cd e quindi il salto da supporto fisico (cd) a supporto completamente smaterializzato (mp3) è stato rapidissimo. Nel caso dei libri, invece, sono necessari grossi investimenti per rendere disponibili in digitale quei 690 mila titoli. Un editore deve quindi operare una scelta strategica, decidendo se credere in un rapido salto tecnologico (e allora deve farsi trovare pronto con il proprio catalogo digitalizzato) oppure ritenere che il passaggio sarà lento e quindi poter gestire la transizione con investimenti più ridotti e spalmati negli anni.

      Anche io sono tra quelli che credono che le due tecnologie conviveranno serenamente. Credo che gli ebook avranno un ruolo crescente e che il numero di libri stampati è destinato a diminuire. E’ quello che cercherò di dire nella seconda parte di questo post (spero di averla pronta per questa sera). Dico subito però che, a mio avviso, i vantaggi dell’ebook devono ancora essere messi a fuoco. Secondo me, per esempio, per l’utente finale quello dell’ingombro e del peso è un falso problema; così come sul discorso “ecologico” bisognerebbe discuterne: un libro di carta è completamente biodegradabile, un tablet o un ereader no. Ci sono invece indubbi vantaggi legati al ciclo della distribuzione, che però aprono ulteriori problematiche legate ai nuovi “padroni del vapore”, alla visibilità degli editori indipendenti, etc.